Dopo essere stati ingiustamente ignorati dai media e dai politici, i Veneti incazzati aspettano gli aiuti e i contributi che sono stati promessi da Bossi e Berlusconi.
Se I soldi non arrivano in Veneto, e le aziende venete non ce la fanno a riaprire e se si arrendono alla disgrazia, cesseranno i versamenti dei contributi e delle tasse… una bella botta per le entrate dello stato…
Se poi anche gli imprenditori, gli impiegati, gli operai e gli immigrati, i commercianti e i semplici cittadini alluvionati si rifiuteranno in massa di pagare le tasse a Roma, …. un’altra bella botta per le casse dello stato.
Per cui, i soldi arriveranno in Veneto, certo molto meno delle necessita’, ma questo dirottamento di risorse insufficienti causera’ si’ un effetto sedativo sui potenziali insurrezionisti leghisti ma, dato che la coperta e’ corta, scatenera’ altre proteste e frustrazioni per altri destinatari di fondi pubblici promessi, e non risolvera’ i problemi del nordest alluvionato che, passato l’effetto placebo dei 300 milioni, andra’ comunque in astinenza di liquidita’ e, secco come un pagliaio, rischiera’ di prendere fuoco.
Nel frattempo, tra rifiuti ed immigrati, le rivolte popolari accendono falo’ e attizzano la resistenza nonviolenta e il confronto con le assenze delle istituzioni, presenti solo in tenuta antisommossa.
Sembra proprio che non ci sia rimedio al presente incasinamento della repubblica, tra tagli di fondi che non entrano, poltrone che vacillano e proteste ormai diffuse….
E allora? Che fare? Da semplice cittadino (non sono ministro, parlamentare, governatore o presidente) mi domando…. Devo aspettare? Cercare di capire? Sperare? Cosa? Non sono partigiano di nessuno degli oligarchi che hanno messo il loro nome al posto di quello del partito, e neppure sono tifoso di qualcuno degli emergenti. Sono piuttosto per il partito del ‘non-voto’… non voto infatti dal ’91. Non sono qualunquista, ma sono un dissidente, un libero pensatore che ha nel cuore il benessere di tutti e non si riconosce in nessuno dei contendenti.
Io seguo la politica dal 1973… ed ho anche partecipato, quando ero giovane ed idealista, con entusiasmo e ottimismo, ma quando ho capito le regole del gioco, ho lasciato la poltrona e il tavolo e son tornato a mettere le mani nella terra e a coltivare i semi di un sistema giusto.
Beh… cosa fare in questa situazione? Innanzitutto non incazzarsi… c’e gia’tanta incazzatura in giro che minaccia di diventare un’ energia molto distruttiva e io non voglio unire la mia negativita’ a quella dei tanti che non riescono a dominarla. La rabbia non serve a nulla… si e’ vero, se urli, ti fa star meglio, ma la rabbia espressa fisicamente, e’ controproducente. La violenza chiama violenza e, in ogni guerra o guerriglia, nessuno esce vincitore, ma tutti perdono qualcosa.
Allora? Pazienza… ci vuole pazienza, pazienza e consapevolezza che il presente e’ gia’ passato e il futuro e’ aperto, … allora l’energia dell’incazzatura si trasforma nel coraggio dell’azione giusta, dettata dalla coscienza e non dalla rabbia e dalla frustrazione.
Quando un sistema ha finito il suo ciclo e se ne apre un altro, importante e’ contribuire costruttivamente, creativamente… mentre il vecchio sta morendo, il nuovo ha bisogno di gente nuova con idee nuove.