Le notizie di questi giorni, di frane e allagamenti che stanno facendo affondare nel fango molte comunita’ della povera Italia ci mette di fronte alle conseguenze del cambiamento climatico mondiale.
Stiamo constatando che l’ignoranza e la (comprensibilmente) scarsa coscienza creano opere che, col passare del tempo, si rivelano disastri.
L’attualita’ delle frane e del dissesto idrogeologico nazionale ci offre lo spunto per una riflessione.
Ci sono case, villaggi, aree industriali, e perfino centrali nucleari, che sono state costruite con conoscenza e coscienza molto limitate. Pensiamo a tutti gli anni della ricostruzione dopoguerra, gli anni del miracolo italiano, gli anni degli appalti con tangenti, fino ad arrivare ai giorni scorsi…
I geologi erano pochi e si occupavano soprattutto di ricerca di giacimenti di risorse da sfruttare. I sindaci si occupavano di fare opere che portassero visibilita’,soldi e consenso. I politici erano in competizione per consolidare le loro reti di potere e clientela. La gente approfittava delle opportunita’ e costruiva con o senza licenze rilasciate da uffici tecnici incompetenti sui problemi idrogelogici. Per non parlare degli enti finanziari pubblici o bancari che non richiedevano il benestare di un geologo prima di concedere i mutui, e la frammentazione delle competenze e responsabilita’ divise tra stato e ministeri, regioni, province, comuni, e relativi assessorati.
In somma, e’ difficile trovare un responsabile da lapidare per aver creato il dissesto che vediamo… la responsabilita’ e’ diffusa e ce ne stiamo rendendo conto con sgomento.
Tutte le volte che mi trovo a svolgere un argomento, mi rendo conto che, al lettore incazzato, possa sembrare come un invito alla rassegnazione, ma non e’ quella la mia intenzione. Cio’ che voglio rappresentare e’ una chiave di lettura che favorisca la solidarieta’ e la cooperazione.
Per affrontare le emergenze diffuse che si preparano, non serve cercare colpevoli per condannarli, ma prepararsi al peggio che ci aspetta, con la collaborazione di tutti. I potenziali indagati sono troppi e invece di collaborare, cercherebbero di scaricare i barili, come scaricano i rifiuti, intervenendo con la protezione civile, i militari e i poliziotti in tenuta antisommossa.
Il perdono libera tutti e tutti dobbiamo perdonare noi stessi per l’ignoranza e la scarsa coscienza nostra e delle generazioni che andiamo a trovare al cimitero.
Solo cosi’ potremo ‘risanare’ insieme il territorio e il clima sociale di un popolo che deve affrontare, in emergenza, cosi’ tante situazioni ,critiche e precarie, contemporaneamente.
Si, come darti torto? Dovremmo ricordare che circa duemila anni fa, Qualcuno predicò, dimostrò e morì di perdono; ma possiamo scordare quanti ministri in suo nome, ancora oggi ci offrono il loro cattivo esempio traviando le nostre buone intenzioni?
se non ci si mette una pietra sopra, il sistema puzzera’ sempre di piu’. Le verita’ che vengono a galla dimostrano che il processo di putrefazione e’ ormai avanzato. Lo zombi risorto della prima repubblica va seppellito nella storia.
A me, personalmente, non frega niente di vedere condannati gli oligarchi e i loro associati… i processi sono troppi e non vedo nel futuro trasformare ville e condomini in carceri domiciliari e i pochi innocenti a fare i secondini.
Le ghigliottine non hanno dato liberta’, eguaglianza e fraternita’. Io credo che la rivoluzione, questa volta, sara’ non-violenta e la societa’ che ne sorgera’ sara’ diversa.
Anche il Papa (dicono il prossimo) si dimettera’ e sciogliera’ la gerarchia… e le braccia rubate all’agricoltura dai seminari torneranno a coltivare gli orti!